Italiani all'estero - Intervista ad Alessandro Alessandrini

23 Sep 2019

Tivoli - Casa

image: http://www.tivolitouring.com

1. Nome, Cognome, contatto (email / LinkedIn / Facebook)

Alessandro Alessandrini, Linkedin

2. In massimo 60 parole, dimmi chi sei e cosa fai

Sono un europeista convinto, un persona che ama vivere in un ambiente aperto, multiculturale, diverso ed in transizione, ma al tempo stesso sono stretto alle mie radici iperlocali. Cerco di creare le migliori condizioni possibili per permettere alle persone di svilupparsi, di crescere e di anticipare i cambiamenti.

3. Dove vivi?

Amburgo, Germania.

4. Da dove vieni?

Tivoli - poi Cranfield in Gran Bretagna, Aalborg in Danimarca, Amburgo in Germania, Tolosa in Francia, Lucerna in Svizzera, Bristol in Gran Bretagna, Al Ain negli Emirati Arabi e ritorno ad Amburgo con vari periodi a Madrid in Spagna ed in Lettonia.

5. Dov’è casa?

La casa fisica è decisamente a Tivoli, quella mentale dove sono mia moglie ed i miei figli.

6. Quando hai deciso di emigrare? Perchè?

Anno di grazia 2002. Subito dopo la laurea quinquennale ho voluto intraprendere un master in Gran Bretagna per complementare la mia istruzione prettamente teorica con un approccio molto più pratico, molto più connesso con la realtà industriale. Ho trovato un’apertura mentale, una voglia d’investire nelle persone ed una consapevolezza che l’interazione di punti di vista diversi conduce a risultati globali migliori molto diversa rispetto alla mia realtà italiana. L’ambientamento non è sempre stato facile, nè immediato, ma sono contento delle esperienze vissute e delle possibilità di crescita che ho avuto e continuo ad avere in giro per il mondo.

7. Escludendo sole, mare, cibo, calcio ed il bidet, cosa vorresti importare dall’Italia nel tuo contesto di vita attuale (max 2 punti)?

I medici. Quando vado da un medico vorrei essere trattato come un paziente ed un malato, non come un cliente da spolpare; vorrei essere visitato per bene e non in maniera estremamente sommaria e localizzata; vorrei ricevere informazioni sui miei dolori e suggerimenti su come guarire / prevenirli, non dover cercare previamente su internet che cosa potrei avere e quali potrebbero essere le possibili cure per poi poterli proporre al medico.

L’educazione di base. Checché se ne dica, considero l’istruzione di base italiana in maniera positiva: mentre studiavo mi lagnavo di dover faticare su materie e temi per cui nutrivo scarso interesse ed avevano poco a che fare con ciò che volevo fare, ma proprio l’ampiezza dei temi trattati, il concentrarsi su costruire basi forti e la ripetizione spaziate e via via più approfondita di molti temi costituiscono ai miei occhi un valore aggiunto.

8. Al contrario, cosa vorresti importare in Italia dal tuo contesto di vita attuale (max 2 punti)?

Le infrastrutture. L’Italia è sicuramente un paese geograficamente difficile rispetto ad altri contesti quali Germania o Francia, ma possibile che le infrastrutture siano tanto più arretrate? E parlo sia di infrastrutture fisiche che digitali. Rimango ogni volta negativamente sbalordito.

Il rispetto per il diverso. Vivo in una città, Amburgo, molto internazionale, molto aperta e molto dinamica, in cui la deriva xenofoba della politica tedesca vista principalmente in alcune regioni orientali non si è assolutamente fatta sentire. Qui una persona, ogni persona, viene considerata e rispettata come tale. Chiaramente le viene richiesto di rispettare le leggi e le regole sociali, ma può avere le sue idee, può parlare un’altra lingua, può avere un altro passaporto, può avere la pelle viola o verde, può essere un milionario o vivere con i sussidi statali, in ogni caso è una parte della società, rispettata e considerata in quanto tale. Sicuramente non parlare la lingua locale e non conoscere la cultura locale può rendere l’inserimento in un nuovo contesto più difficoltoso e diminuire il senso di accettazione / appartenenza, ma non vedo assolutamente l’odio e spesso la cattiveria verso chi è altro che noto invece in Italia.

9. Rispetto a quando sei andato via, si sta meglio o peggio in Italia? Quali macro cambiamenti hai notato?

Peggio, parecchio peggio. La società mi sembra sempre più polarizzata, più divisa, più concentrata sulla contrapposizione fra il bisogno individuale e/o del gruppo sociale e quello degli altri. Una società che mi appare parecchio più povera, povera materialmente, mentalmente, socialmente. Mi sembra che si campi sempre alla giornata, al massimo con una programmazione di corto raggio. Mi sembra che ci si curi più di distruggere ciò che ha fatto qualcun’altro piuttosto che di costruire qualcosa, di collaborare, di gettare le basi per progetti di ampio respiro.

10. Pensi di rientrare in Italia? Nel caso, quali condizioni dovrebbero verificarsi?

L’Italia è il mio paese e spero di rientrarci non solo per trascorrerci le vacanze, ma per viverci. Più che tornare in Italia però direi tornare a casa mia, a Tivoli: al momento l’idea è di tornarci da pensionato (con l’aria che tira ne dovranno passare ancora parecchi di anni).

Tornare in Italia prima è sicuramente un’opzione che valuterei, probabilmente con più attenzione rispetto ad opportunità in altri paesi. Diciamo che qualora dovessi trovare un contesto lavorativo internazionale, aperto, dinamico ed interessato ad investire sulle persone, qualora potessi vivere in un ambiente culturalmente vivace e propositivo, qualora vedessi la possibilità di un cambio di vita favorevole per la mia famiglia, prenderei seriamente in considerazione la possibilità di tornare nel mio paese.

11. Hai campo libero - lascia un tuo pensiero su ciò che ti sta a cuore

Le notizie in Italia non sono informative, sono paurose. Non raccontano i fatti salienti, non aiutano a comprenderli meglio ed a provvedere un collegamento fra l’effetto locale e quello globale, ma si focalizzano sulla sensazione, sull’evento singolo, spesso macabro e spesso locale, che attrae interesse: purtroppo spargere paura e terrore rende.