Educazione ITA-GER

09 Sep 2019

Mio figlio ha cominciato da un mesetto la prima classe nella scuola tedesca: quante differenze con i miei ricordi e con i racconti e le esperienze di amici e parenti!

Sicuramente sono passati un bel po’ di annetti da quel settembre 1984 in cui mi sono seduto per la prima volta fra i banchi di scuola ed altrettanto sicuramente la scuola italiana è cambiata, ma ciò nonostante ci sono aspetti della scuola tedesca che mi stanno lasciando perlomeno perplesso.

Innanzitutto, comprendo la decentralizzazione, ma lasciar decidere ad ogni regione il piano di studi generale ed inoltre lasciare moltissima libertà agli insegnanti su cosa e come insegnare provoca differenze enormi anche all’interno della stessa scuola. Ogni cambio (scuola di base -> liceo -> università) può essere molto problematico, sia per gli alunni, che potrebbero doversi adattare ad uno stile di apprendimento e di studio molto diverso senza avere affrontato argomenti ritenuti chiave dal nuovo professore, sia per i professori stessi, che spesso non sono in grado di sviluppare le loro attività a partire da solide basi comuni.

Nella scuola elementare tedesca si lavora principalmente su fotocopie: i libri di testo, se ci sono, vengono lasciati a scuola. Con questo approccio per i genitori seguire e supportare lo sviluppo dei bimbi, soprattutto se non molto loquaci e se si è estranei alla metodologia d’insegnamento implementata, non mi pare semplicissimo.

Un terzo punto è il ruolo stesso dell’insegnante che, perlomeno nel caso di mio figlio, si considera più come un’accompagnatrice nello sviluppo dei bimbi che come colei che li guida nel loro percorso di crescita: sono a favore di responsibilizzare i bimbi, ma pretendere che a 6 anni siano loro a decidere che cosa e quando imparare mi sembra eccessivo.

Vedendola non dal punto di vista del genitore, ma da quella aziendale, i profili dei ragazzi (13-15 anni) e dei giovani (18-19 anni) che arrivano in fabbrica per le loro prime esperienze sono enormemente differenti ed inconsistenti, con buchi molto, anzi troppo frequenti a livello di conoscenze elementari ed una mancanza cronica di capacità di ragionare a partire da principi di base, una falla che solo raramente viene tappata a livello universitario. Profili della stessa età formati dalla scuola italiana non hanno, sfortunamente, quasi nessuna possibilità di confrontarsi con un ambiente lavorativo per meglio comprendere e valutare le varie opzioni di crescita a loro disposizione, ma al tempo stesso hanno una base comune molto più forte ed una capacità decisamente migliore di ragionare e connettere temi disparati.

I modelli d’insegnamento e d’educazione italiani e tedesco sono molto diversi, il primo è molto più teorico e generico mentre il secondo è molto più focalizzato ed allineato con i bisogni (futuri) del mercato. Il modello tedesco considera molto meglio di quella italiano la diversità della popolazione e l’influsso di molteplici culture, pone un’accento molto forte sullo sviluppo sociale degli studenti e garantisce a mio parere uno standard morale ed etico più alto.

Quale modello preferisco? In media res stat virtus… una combinazione dei due. In un periodo di cambiamento rapido come quello che stiamo vivendo, credo che una base ampia, la capacità di imparare e continuare a farlo, la capacità di adattarsi ed essere flessibili siano caratteristiche assolutamente imprescindibili, ma debbano essere complementate da una stretta connessione con il mondo del lavoro a livello globale, ottime capacità sociali ed un’apertura nativa a culture e realtà diverse.

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